“L’Italia del Risorgimento” di Indro Montanelli è uno dei libri più belli che io abbia mai letto. L’ultimo capitolo, la biografia di Giuseppe Verdi, mi ha fatto piangere ogni volta che l’ho riletto. Per il mio vissuto e i miei studi storicoartistici mi ritengo una persona di una cultura, diciamo, “decente”, quindi penso di essere stato in grado di leggere questo libro con le precauzioni del caso: è stato scritto da un giornalista e non da uno storico, da una persona nata ai primi del Novecento, da un conservatore, anzi, proprio fascista durante la sua gioventù, eccetera. Non avevo mai riflettuto su altre due precauzioni che ora mi sembrano “the elephant in the room”, come dicono gli inglesi. Montanelli era un maschio, ed era bianco.
Sono giorni che sui social sono irrequieto, vedo tutte le notizie sull’iconoclastia che dilaga nel mondo occidentale e mi faccio tante domande. Siccome ho sicuramente poche risposte, taccio, rifletto, rimango fisso sugli articoli e i post della gente con cui di solito sono d’accordo e faccio fatica ad articolare un mio pensiero, una mia opinione, non tanto per raccontarla al mondo come sto finalmente facendo in questo momento, ma soprattutto per me, per capire meglio questa sensazione di certezze che traballano, di pavimento che scricchiola e cede.
Il mio affetto per Montanelli risale al liceo, in Spagna. La mia insegnante di latino ci fece comprare e leggere “Storia di Roma” e anche lei ci spiegò subito che razza di libro era: non era un libro di storia né tantomeno di finzione, era un libro scritto da un giornalista che aveva saputo cogliere l’anima di molti dei personaggi di cui parlava e raccontava diversi aspetti della storia della Roma antica attraverso un’ottica diversa, senza lo scrupolo del ricercatore, con la visione di insieme dei migliori divulgatori. Amai quel libro, così come “Storia dei greci”, che lessi sempre in quegli anni. E appena misi piede in Italia comprai entrambi finalmente in italiano. Negli anni ho acquisito e letto altri dei suoi libri sulla storia d’Italia, apprezzandone molto lo stile e la scorrevolezza della sua prosa.
Un paio di anni fa vidi il video quell’intervista in cui raccontava di come aveva comprato moglie in Africa. Rimasi ovviamente scioccato. Ma tacqui, non volli mettere in discussione la mia immagine di Montanelli. Potevo, privatamente, scindere il personaggio dell’opera, non collegare quella storia atroce all’autore di quei libri che tanto amavo. Potevo farlo, tanto nessuno sarebbe venuto a chiedermi spiegazioni. Potevo, semplicemente, evitare quell’argomento sui social, far finta di non aver visto il video, di non averlo ascoltato bene, potevo, in fin dei conti, far finta di niente. Questo è il mio privilegio come uomo occidentale, bianco ed eterosessuale: far finta di nulla. Andare avanti per la mia strada perché queste cose probabilmente non mi chiuderanno mai nessuna porta. E questo è un privilegio a cui è molto difficile rinunciare. Ma si deve fare.
Montanelli ha violentato una bambina di dodici anni e non ha mai dato segni di essersi minimamente pentito. Questo fa di lui un pedofilo, niente di meno. Intacca questo la qualità dei suoi scritti? Da un punto di vista puramente stilistico sicuramente no, ma non voglio rileggere più le opere di un uomo che non si è fatto problemi ad acquistare e violentare una bambina di dodici anni. Non voglio più leggere pensieri e argomentazioni che poggiano su queste fondamenta, non voglio più accettare concetti e idee che in realtà sono solo la cima di una montagna di privilegi che appartengono a un mondo in cui veramente non credo. Mi rendo conto di non essere forse così in grado di distinguere cos’è veramente giusto e cosa è solo un concetto che mi fa comodo in quanto uomo bianco eterosessuale di classe media. Quindi è giusto farsi da parte, mettere tutto in discussione, riconoscere che finora ho vissuto in un mondo molto privilegiato (e probabilmente continuerò a farlo per tanto tempo, volente o nolente) e fare il possibile per rinunciare alla mia posizione di vantaggio.
Dunque, il mio apprezzamento per la prosa di Montanelli non potrà mai essere messo al pari dell’atrocità da lui commessa e, peggio ancora, giustificata in maniera più o meno evidente in ognuna delle sue opere, che non possono che essere il riflesso di un pedofilo
razzista. Non posso semplicemente dire: “sì, ha fatto cose orribili ma a me piacciono i suoi libri”. Il mio gusto personale non può stare al di sopra non tanto del fatto singolo da lui commesso ma soprattutto di un mondo in cui queste cose sono strutturali, come si dimostra nel lungo elenco di ricchi sessantenni che si offendono per l’imbrattamento della sua statua ma possono tranquillamente passarci sopra lo stupro. Montanelli, tu, i tuoi libri e la tua visione egemonica dell’uomo bianco nel mondo scompaiono oggi dalla mia libreria. Si dice che quando Berlusconi ti offrì di essere sepolto nel suo mausoleo dicesti “non sum degnus”. Non lo sei neanche di restare in questa casa. Addio.